Il giorno di Pasqua è ormai vicino e qui a Casa Serena da settimane siamo impegnati a costruire la cornice simbolica di questa festa così cara ai nostri anziani.
Ogni giorno i tavoli pullulano di matite colorate, ritagli, cartoncini variopinti e materiale di riciclo che, con tanta pazienza e dedizione da parte dei nostri ospiti, sono stati trasformati in simpatiche creazioni per abbellire i locali comuni. Non solo. Molti anziani hanno espresso il desiderio di creare piccoli souvenir da regalare a nipotini e parenti.
La cura, l’impegno e talvolta lo spirito di squadra dedicati ai laboratori creativi pasquali sono stati notevoli e hanno dato vita a un clima pedagogico-produttivo condiviso gioiosamente da tutti. Anche nel reparto Alzheimer, in cui spesso i ricordi scivolano dalla mente come anguille impossibili da acchiappare, questi momenti sono stati preziosi e hanno dimostrato ancora una volta la potenza del “fare” e della relazione. Sì, perché ciò che è importante nelle classi laboratoriali non è il risultato estetico finale, ma il processo di creazione stesso con i suoi simbolismi e poteri terapeutici.

Il salone laboratoriale, infatti, prima di essere un luogo di lavoro è anzitutto un ambiente di relazione. Il salone di Casa Serena diventa il luogo dell’Incontro tra persone e variopinte personalità, incontro mediato dagli oggetti, dagli strumenti, dai materiali, dalle attività, ma soprattutto dalle parole. Ma senza un motore dai cavalli vincenti gli oggetti non prendono vita. E qual è il motore migliore se non quello alimentato dal desiderio? I materiali senza il desiderio diventano puro tecnicismo, un lavoro fatto “tanto per”, che rimane impassibile alla commozione. Ecco perché non importa se il coniglietto pasquale ha gli occhi un po’ sbilenchi, se ha perso un orecchio che è stato tagliato per sbaglio, o se il colore è un po’ sbavato ed è corso fuori dai margini, ciò che conta è il processo creativo e il significato che la persona riversa in esso. I nostri laboratori non sono mai imposizioni ma luoghi di libera espressione della persona: ogni attività proposta è un mezzo che ha lo scopo di creare piacere e desiderio di fare. Ogni attività è pensata per essere una meta raggiungibile e gratificante, nella quale non c’è spazio per la frustrazione e/o il senso di inadeguatezza.
Molti anziani soffrono di bassa autostima, avvertono un senso d’incompetenza e di insicurezza e durante le attività anelano ad occhi grati che sappiano apprezzare il loro ruolo sottolineandone la validità. L’ambiente di lavoro diventa così “contenitore” di un ambiente interno compromesso.
E mentre siamo qui, in questo Giovedì Santo, a condividere tutti insieme un momento di convivialità assaporando deliziose colombe e uova di cioccolato accompagnate da qualche bollicina di prosecco (con un occhio di riguardo ai valori glicemici), non si può non fare un paragone a tema: il luogo di cura è come l’involucro a forma di uovo che contiene la sorpresa; è una sorta di “placenta”, un posto sicuro, caldo, avvolgente, che protegge e allo stesso tempo dona la possibilità di stare con gli altri permettendo il nostro incontro con il mondo.
A voi il tempo di scoprire in cosa consista la sorpresa della nostra metafora. Vi lasciamo un indizio: una serie di foto scattate in questi giorni, che rivelano qualcosa che è impossibile catturare con il solo sguardo se prima non sintonizziamo il cuore sul canale dell’aver cura.

Serena Pasqua da tutto il team di Casa Serena.

Dott.ssa Chiara Marrè
(Ergoterapista di Casa Serena)