La demenza è una sindrome neuropsichiatrica caratterizzata da declino cognitivo e da un progressivo deterioramento del funzionamento quotidiano, comunemente associati a sintomi comportamentali e psicologici (i BPSD).
Poiché la demenza è caratterizzata dall’insorgenza di deficit cognitivi che progrediscono nel tempo, queste menomazioni nelle capacità funzionali della vita quotidiana hanno un impatto enorme e spesso drammatico sulla qualità della vita sia dei pazienti, che dei loro caregiver.
La terapia cognitiva utilizza particolari esercizi mirati a specifiche funzioni cognitive al fine di ottimizzare il funzionamento e migliorare la vita quotidiana, ed è sempre più utilizzata per trattare diversi sintomi correlati alla demenza.
La terapia di orientamento alla realtà (ROT) è stata descritta per la prima volta nel 1966 come terapia riabilitativa per quegli anziani disorientati “spazio-tempo”. La terapia consiste essenzialmente nel presentare un orientamento continuo e informazioni relative al tempo, al luogo e alla persona in modo che l’individuo possa acquisire una maggiore comprensione di ciò che lo circonda e fare un po’ di ordine tra il groviglio di pensieri disordinati e confusi.
Durante le sessioni di ROT, il paziente è stimolato a discutere di diversi argomenti correlati a eventi recenti della sua vita quotidiana.
La lettura del quotidiano, sotto questo senso, può considerarsi un ottimo ausilio per stimolare i ricordi legati al tempo presente e passato. Leggere le notizie del giornale è un’attività da svolgere sia come terapia individuale, sia in un contesto terapeutico gruppale. In questo modo, si possono sollecitare discussioni su eventi di attualità, nonché riportare a galla vissuti del passato da condividere con il gruppo in un clima di curiosa e sincera condivisione.
La lettura del giornale fatta ogni mattina permette di creare collegamenti con quanto letto in precedenza, fare previsioni sull’andamento delle notizie e creare un ponte di ricordi coerenti e meno confusi possibili.
Il quotidiano è la stampella dell’orientamento spazio-temporale, una vera vitamina che andrebbe somministrata ogni mattina.
Ma il giornale non fornisce solo indizi per strutturare il presente in una cornice di senso, è utile anche per stimolare diversi tipi di memoria collegati alle esperienze personali: come la memoria autobiografica, quella semantica ed episodica. Per tale ragione la lettura del quotidiano si presta come ausilio sia per la ROT, che per la terapia della reminiscenza (RT).
La terapia della reminiscenza è stata introdotta per la cura della demenza alla fine degli anni ’70 e ha assunto una varietà di forme. Nella sua forma più elementare, implica la discussione di attività, eventi ed esperienze passate, solitamente con l’aiuto di suggerimenti tangibili (ad esempio fotografie, articoli di giornale, oggetti domestici e altri oggetti familiari del passato, musica e registrazioni sonore d’archivio).
Lo sviluppo del lavoro sulla reminiscenza è solitamente riconducibile ai primi lavori di Butler del 1963. Butler ha descritto la Life Review come un processo naturale in cui la persona guarda indietro alla propria vita e riflette sulle esperienze passate, comprese difficoltà e conflitti irrisolti. Il lavoro fondamentale di Butler ha contribuito al cambiamento delle prospettive professionali sulla reminiscenza. Piuttosto che essere vista come un problema, con la persona anziana che “vive nel passato”, la reminiscenza è stata vista come un processo dinamico di adattamento.
Le persone con demenza spesso sono grado di ricordare eventi della loro infanzia, ma non di tempi più recenti, anche se si tratta di fatti successi in un arco temporale molto breve e ravvicinato. Attingere alla riserva apparentemente conservata di ricordi remoti appare una strategia sensata, soprattutto quando la demenza è tipicamente accompagnata da grande difficoltà di apprendere il “nuovo”.
Collegarsi con i punti di forza cognitivi della persona può facilitare la comunicazione con essa, consentendole di parlare con sicurezza della propria vita e delle proprie esperienze avvilendo almeno un po’ la sua disconnessione tra passato e presente, che potrebbe contribuire alla difficoltà della persona a mantenere un chiaro senso di identità personale.
Dott.ssa Chiara Marrè
(Ergoterapista di Casa Serena)